Scrivere è un duro lavoro
C'è stata l'estate, il guasto alla linea telefonica e tutta una serie di intoppi che si sono messi nel mezzo. Alcuni tecnici, altri morali. Posto poco, lo so, e immagino che alla maggior parte di chi segue il mio mini blog o ha piacizzato la mia pagina Facebook di autrice nemmeno arriva ciò che posto e all'altra metà a cui arriva interessa poco e anche meno vista la poca interazione che mi ritorna.
Del resto, non amo "spammare" dieci volte il giorno, non metto tartarughe maschili e annessi e connessi, quindi se parlo di poesia, cinema, libri non è che posso pretendere grandi commenti. La cultura, è risaputo, non tira.
In più aggiungiamo che non ho novità letterarie da proporre ai voraci lettori di oggi che macinano in una settimana quello che a me occorre mesi, se non anni, per scrivere. Non sono un'autrice seriale che sforna a ritmi americani, come tante mie italiche colleghe, che ammiro per questo, non stresso la gente che mi legge per avere una recensione e non amo tutte quelle tecniche che sono in uso o che, almeno, chi s'intende di queste cose dice di fare e di chiedere ai tuoi lettori.
E poi ci sono altri problemi legati ai miei libri che non dipendono da me ma che inficiano e influiscono sulla loro reperibilità e sul mio umore. E poi ho una vita personale piuttosto agitata in questi ultimi mesi. Questi sono alcuni dei motivi con cui posso spiegare il mio assente silenzio del momento, sempre che a qualcuno interessi.
Il bello è che non so nemmeno dire come proseguirà questa storia della scrittura, perché a differenza di quelle che invento, sono solo spettatrice in tutto questo. E Snoopy ha proprio ragione: non solo scrivere è un duro lavoro ma lo è di più tutto quello che vi ruota intorno.
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