In Emma Perodi sono inciampata qualche anno fa a causa delle mie visite nel Casentino, una bellissima vallata toscana in provincia di Arezzo, dove ogni tanto vado a rigenerare lo spirito passeggiando nei suoi millenari boschi.
Visitando il castello di Poppi e parlando con le guide, venne fuori il nome di questa scrittrice contemporanea di Carlo Collodi, l'autore di Pinocchio. Sentendo le vicende della sua vita e delle sue opere, mi sono meravigliata che fosse una semi sconosciuta perfino a noi toscani ma, si sa, c'è molto da lavorare per recuperare il contributo delle donne alla cultura italiana.
Sebbene nata a Firenze nel 1850 da una famiglia di ceto medio-alto, Emma è amatissima nel Casentino che le ha perfino dedicato un parco letterario e ve ne spiegherò il motivo più avanti.
Giornalista, scrittrice per l’infanzia, traduttrice, romanziera, crebbe nell’ambiente agiato della borghesia fiorentina e si formò a Pisa e a Berlino, dove poté acquisire una cultura linguistica che le permise di lavorare come traduttrice dal tedesco, dall’inglese e dal francese per molte case editrici tra cui Salani.
Le sue prime prove giornalistiche uscirono sulla Gazzetta d’Italia e, sulle pagine della rivista Cornelia, abbracciò la causa femminile. Curò infatti una rubrica intitolata Le idee di Elena, in cui si descriveva la progressiva apertura di una giovane altolocata verso il mondo del lavoro operaio.
Trasferitasi a Roma, iniziò a dedicarsi alla letteratura per l’infanzia. Al 1881 risalgono i suoi primi contributi per il Giornale per i bambini, fondato a Roma da Ferdinando Martini e da lei diretto dal 1883, dopo l'uscita di Carlo Collodi.
Scrisse anche sul Popolo romano e sul Corriere della sera, pubblicò molti pezzi poi riuniti in volumi. All’attività di giornalista affiancò quella di scrittrice per adulti con moltissimi romanzi.
Nel 1895 dopo la morte dell'editore Perino, si trasferì a Palermo, assumendo la gestione della casa editrice di Salvatore Biondo.
Morì in Sicilia, nel 1918 a causa di una polmonite.
Emma Perodi, fu anche lei una pioniera del suo tempo, un po' come Nellie Bly negli Stati Uniti, (leggi l'articolo che ho dedicato a Bly qui) riuscendo a portare avanti in parallelo la duplice attività di giornalista e di scrittrice. La sua produzione letteraria è vastissima ma l’intreccio fra la letteratura dell’infanzia e l’antropologia divenne centrale nell’opera alla quale più è legata la sua fama: le Novelle della nonna, pubblicate in settanta dispense e poi raccolte in cinque volumi fra il 1892 e il 1893 con il sottotitolo di Fiabe fantastiche per l’editore Perino (poi ripubblicate da Einaudi).
Le Novelle della nonna “che avrebbero impaurito anche Stephen King” è l'opera più conosciuta della scrittrice, già esperta di folclore italiano e studi antropologici, lettrice avida di testimonianze di cultura popolare, che proprio in quegli anni venivano raccolte da studiosi come Pitrè per trasformare l'antica tradizione orale in forma scritta.
Emma Perodi strutturò le sue novelle immaginando una voce narrante, la nonna Regina, che nell'arco di un anno, dalla notte di Natale al dicembre dell’anno successivo, accanto al fuoco o nell’aia estiva di un podere sulla via di Camaldoli, racconta quarantacinque novelle, delineando in sottofondo la storia della famiglia Marcucci di cui la nonna è uno dei membri.
I racconti sono organizzati in quattro parti, corrispondenti ai cicli stagionali del lavoro contadino. Una sorta di calendario che ci narra il ricco universo di fantasia creato da Emma Perodi e ambientato nel Casentino.
Una fervente immaginazione che inquadra le Novelle all'interno della letteratura fantastica dell’Ottocento: personaggi fiabeschi (nani, incantatrici, pastorelle, regine) convivono accanto a santi e figure protettrici radicate nella cultura cristiana, diavoli e potenze malefiche, anime dei defunti.
Intrisi di intenti educativi e di sentimenti nazionali, i racconti entrarono a pieno titolo nella letteratura giovanile grazie alle ristampe di Salani nelle collane di narrativa per ragazzi.
Il sopramondo, il sottomondo, precursore di Stranger Things, l'horror, il gotico dei cimiteri e delle anime: spettri, scheletri, defunti.
Ci sono tutti gli ingredienti per titolarla antesignana di King.
Nel luglio del 2018, con la riscoperta di questa scrittrice, e la collaborazione fra vari Enti, è stato deciso di dedicarle un parco letterario che si snoda con un percorso in diverse tappe nei luoghi dove sono ambientate le sue Novelle più conosciute.
Nello scrivere di lei, ho preso un po' le sue orme. Vi ho parlato del suo libro e del suo parco letterario ma Emma Perodi ha incrociato di nuovo la mia strada, scegliendo una via che arriva dal lontano: Lori Hetherington, traduttrice madrelingua dall'inglese che vive in Italia da molti anni. Conquistata anche lei da questa scrittrice, ha deciso di tradurre le Novelle della Nonna per farle conoscere al mondo anglosassone.
Lori, si è prestata gentilmente a raccontarci qualcosa del suo lavoro di traduttore letterario e della particolare esperienza con Emma Perodi.
Ciao Lori, benvenuta!
Vuoi presentarti brevemente ai lettori del blog? Nasci traduttrice madrelingua dall'inglese e poi ti avvicini alla scrittura, vuoi dirci qualcosa di te, del tuo percorso e di com'è nata la voglia di scrivere?
Grazie, Monica. È un piacere essere qui con te e i tuoi lettori.
Sono approdata alla traduzione in modo piuttosto insolito. Quando sono arrivata in Italia, alle fine degli anni '80 non parlavo italiano ma, grazie ad alcuni anni di studio dello spagnolo a scuola, un buon orecchio per le lingue ereditato da mio padre e amici che mi correggevano, ho imparato a capire ed esprimermi nella lingua.
Non ho mai studiato né la lingua né la traduzione in modo formale ma, invece, li ho fatti miei vivendo ed esercitando giorno dopo giorno. Ci sono alcuni traduttori (anche famosi) che non sono mai vissuti nel paese dove la lingua che traducono viene parlata, forse può funzionare bene per loro ma non per me. Credo che questa mia esperienza mi aiuti a sentire, proprio sulla mia pelle, il testo che traduco.
L’altro dettaglio che mi aiuta e che sono figlia di due giornalisti e la scrittura è sempre stata dentro di me; per tradurre bene, devi saper scrivere. Ora mi definisco una traduttrice, ghostwriter e scrittrice emergente.
Quando e come hai incontrato Emma Perodi? E perché ti ha così colpito da decidere di far conoscere le sue storie traducendole per il mercato di lingua inglese?
Il mio primo contatto con Emma Perodi è avvenuto negli anni '90. Stavo insegnando l’inglese a un gruppo di adulti e una sera la lezione era su “the family”. A un certo punto, abbiamo cominciato a parlare di nonne. Un signore nel gruppo, che aveva passato molte sere da bambino vicino al focolare della casa dei nonni ad ascoltare i racconti degli anziani, mi ha chiesto se conoscevo la nonna più famosa della Toscana. Il giorno dopo, sono andata in libreria a comprarmi una copia di ‘Le novelle della nonna. Fiabe fantastiche’ di Emma Perodi, cioè le favole raccontate dalla sua immaginaria Nonna Regina. A quell’epoca, non riuscivo a capire bene le novelle perché le mie capacità linguistiche erano ancora limitate. Ma hanno catturato la mia fantasia e sentivo un misterioso legame con l’autrice. Ora, a distanza, mi rendo conto che il modo in cui Emma Perodi con le sue novelle costruiva dei ponti, fra il passato e il suo presente, fra il misterioso e il quotidiano, fra i nobili e i contadini, fra un’Italia poco istruita e un paese che guardava al futuro, è proprio come il lavoro del traduttore che costruisce ponti fra due lingue e due culture.
Poi, quando ho scoperto che la Perodi non era mai stata tradotta in inglese, mi sono sentita chiamata dal destino!
Che cosa ti ha colpito di più di questa donna dello scorso secolo? Cosa può insegnare a noi, donne e ragazze di oggi?
Emma Perodi è nata nel 1850, all’inizio di un periodo di cambiamenti non solo in Italia ma in altre nazioni. Ha avuto la fortuna di crescere in una famiglia che potrebbe essere definita agiata; ha studiato, ha viaggiato. Avrebbe potuto scegliere una vita tranquilla, tradizionale, con un marito e figli. Invece, lei si sentiva motivata a scrivere e si è impegnata con tutte le sue forze in un mondo maschile per realizzare i suoi obbiettivi. Ha fatto alcune scelte controcorrente, ad esempio fumava il sigaro ed era una ragazza madre, e ha continuato sulla sua strada. La vita di Emma Perodi offre delle lezioni di vita che possono servire a tutte noi (donne): se c’è qualcosa che vuoi veramente, impegnati con tutto tuo cuore, non fermarti; se tu sei diversa, non permettere agli altri di escluderti perché tu sei così; vivi la tua vita in pienezza.
Tutto sommato, non siamo consapevoli di tantissime figure femminile dal passato che ci fanno da guida, da modello. Secondo me, il problema non è che non ci siano state ma che sono state sempre nascoste. Vanno scoperte.
So che il libro ha avuto una lunga fase di lavoro e ricerca. Cosa significa tradurre un autore?
Questa è stata la prima volta che ho lavorato a un testo scritto da un autore defunto. Non è facile intuire sempre le sfumature o comunque i dettagli che non sono arrivati sulla pagina. A volte mi fermavo durante la traduzione e cercavo d'immaginare Emma nella sua stesura, di sentire la sua voce. Dall’altra parte, avevo la libertà di interpretare il testo come pareva a me senza il rischio di deludere l’autore. Però sentivo lo stesso la pressione di dover fare un bel lavoro.
Quando collaboro con un autore, mi piace stabilire un rapporto personale. Credo di riuscire, così, ad entrare meglio nella sua testa e, di conseguenza, a tradurre meglio i suoi scritti. Le parole che scelgo per la traduzione sono mie ma i personaggi e la storia appartengono all’autore e, quindi, credo di rendere meglio la sua storia se ho un dialogo diretto con lei o lui.
C'è stata una parte più complicata che hai dovuto affrontare nel tradurre “Le novelle della nonna”?
La prima difficoltà era decidere quale novella tradurre dalla collezione originale delle 45, per una lunghezza di circa 500 pagine. Sarebbe stato troppo laborioso tradurle tutte e, essendo un libro di nicchia, anche un rischio commerciale. Inoltre, la narrazione prende forma su due piani e quindi non potevo scegliere novelle qua e là senza perdere l’arco narrativo della storia di cornice.
Per mesi, ho pensato come risolvere questo problema. Alla fine, ho deciso di tradurre solo i primi dieci capitoli, completando l’arco narrativo con un capitolo conclusivo prima dell'epilogo originale della Perodi. E sembra che questa sia stata una scelta giusta: i lettori mi dicono che apprezzano la storia di cornice quanto le favole.
La seconda sfida era come tradurre una realtà non conosciuta dai lettori, cioè la vita nella campagna toscana di fine '800. Per risolvere questo ho dovuto aggiungere qualche volta piccole frasi, generalmente poche parole, che rendono il contesto senza esagerare, mantenendo una giusta misura dell'esotico. Infatti, un lettore, spesso sceglie un libro in traduzione proprio per questa qualità originale, come andare in vacanza in un luogo lontano e molto diverso dalla vita di tutti i giorni. Quando si traduce, ci sono sempre difficoltà che richiedono creatività per trovare una soluzione e non c’è mai una sola soluzione o una che è giusta e un’altra sbagliata.
Sei stata invitata in diversi convegni dedicati a Emma Perodi. C'è, finalmente anche da noi, la volontà di riscoprire le autrici italiane del passato, rimaste spesso nell'ombra. So che è stato dedicato anche un parco letterario a questa scrittrice, ci racconti qualcosa di queste tue esperienze?
Per ricordare i cent’anni dalla morte di Emma Perodi, nel 2018-19 c’è stata la mostra itinerante ‘Il Fantastico Mondo di Emma Perodi’ allestita in varie parti d’Italia e con una serie di eventi. Emma Perodi è nata nella provincia di Firenze (a Cerreto Guidi), è vissuta per vent’anni a Roma e poi ha trascorso i suoi ultimi anni a Palermo: la mostra ha toccato tutte e tre le città.
All’evento inaugurale alla Biblioteca delle Oblate a Firenze ho letto, per la prima volta in pubblico, l’incipit della mia traduzione. Ero molto emozionata, un primo passo verso la realizzazione di un sogno. Poi, per l’evento di chiusura della mostra, sono stata invitata a Palermo per parlare della mia esperienza di tradurre Emma Perodi.
Di recente sono stata a Roma per partecipare al convegno ‘Emma Perodi: il periodo romano (1878-1898)’. È sempre un vero piacere condividere la mia passione per questa grande scrittrice che sta riemergendo fra i lettori moderni.
Per quanto riguarda il parco letterario, si trova nel Casentino, una zona della Toscana incantevole e poco sfruttata. Anche se la Perodi ha azionato la sua fantasia per le sue novelle, i luoghi sono veri. Conosco bene quella parte della Toscana perché ci sono andata moltissime volte (e continuo ad andarci quando posso) per immergermi nella natura. Una zona che veramente merita una visita.
So quanto il tuo percorso di traduzione e scrittura, anche come ghostwriter, sia frutto di studio, umiltà e sacrifici e penso che sia tutto meritatissimo, però sono curiosa: stai già elaborando nuovi progetti? Su commissione o più personali?
Grazie, Monica, per questa osservazione, cerco sempre di fare del mio meglio. Mi piace variare nel mio lavoro e mi ritengo fortunata perché sento passione per quello che faccio.
Attualmente, sto traducendo un giallo storico ambientato negli anni prima e dopo la Seconda Guerra mondiale che coinvolge un grande personaggio dal mondo della musica. Sono molto in sintonia con l’autore indipendente del libro e visto che questo è il primo di una serie, spero di tradurre gli altri negli anni a venire.
Per quanto riguarda i miei scritti, ho un manoscritto incompiuto che riappare di tanto in tanto, ma quando sono nel mezzo di una traduzione, trovo difficile lavorare ai miei personaggi: in questo caso, è la storia di una donna che si trova in una cittadina del Nevada al fine 800/inizio 900. Alcuni personaggi cercano la ricchezza o scappano da qualcosa; lei cerca la libertà di essere se stessa.
E, infine, spero fra qualche anno possa esserci una nuova edizione della mia traduzione di Emma Perodi che possa raggiungere ancora di più i lettori anglofoni.
Grazie, Lori, di averci fatto conoscere Emma Perodi e di averci parlato di lei e del tuo lavoro con tanta passione.