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(Foto credit: Unsplash; Foto dei pinguini: Baumgaertner)


L’ispirazione per questo romanzo mi è arrivata dalle fonti più disparate e ho iniziato a lavorarci nel settembre del 2021. Avevo raccolto già del materiale, colpita da alcuni fatti di cronaca relativi a tematiche ambientali, sia a livello locale che internazionale.

Da ragazzina sono stata iscritta per molto tempo al WWF e non ho smesso di seguire le attività di alcune associazioni ambientaliste. Soprattutto, ho iniziato a notare strane coincidenze di date ed eventi mentre effettuavo le mie ricerche. Anche la mia grande passione per il mondo sottomarino ha avuto la sua influenza nella genesi di questa storia.


Nel rileggere il materiale mi sono accorta che c’era un tema ad accomunare tutti questi stimoli che rimanevano impressi nella mia mente. Allora, ho provato a cercare un filo che potesse unire tutti questi pezzi, come cucire le tessere di una coperta patchwork, per creare qualcosa di concreto che meritasse di essere raccontato e potesse far riflettere su quanta bellezza la Terra ci dona ogni giorno e su quanto siamo interconnessi con il Pianeta a qualunque latitudine viviamo, come la pandemia ci ha dimostrato.


Ho vagliato a lungo se collocare la storia all’estero, magari in un acquario più famoso e blasonato invece di quello piccolo e di provincia della mia città, ma il problema ambientale è ormai eterogeneo a livello mondiale e quando è scattato il legame fra ecologia e Covid e la necessità della quarantena per i protagonisti, ho creduto che sarebbe stato bello raccontare qualcosa che conosco più da vicino, decidendo di situare il romanzo a Livorno.


Questa scelta di semplicità nell'ambientazione era molto più coerente anche con il modo in cui avevo deciso di narrare Kai e Viola e la loro storia. Un'altra sfida che mi sono posta è stata quella di parlare dell'amore che nasce fra persone che hanno un passato importante alle spalle, una figlia come nel caso di Viola, ma in una situazione normale: niente personaggi famosi, niente luoghi rinomati, niente drammi personali estremi per portare avanti la trama.


L'amore attraverso i piccoli gesti quotidiani è la frase richiamo del libro perché tutto il romanzo è improntato alla valorizzazione di ciò che diamo per scontato e insignificante a causa di questo nostro modo di vivere ultra moderno che spinge i bisogni (spesso inutili) di una società oltre i limiti, calpestando tutto quello che abbiamo a partire dalla nostra meravigliosa Terra.


Così Kai e Viola sono persone ordinarie con i loro problemi, ma con la maturità che li ha portati a risolversi, o a cercare di farlo, prima di decidere di stare insieme perché la vita è già tanto complicata con tutto quello che capita intorno.

Desideravo che questa storia fosse meno drammatica rispetto alle precedenti che ho scritto e sebbene non manchino elementi di contrasto fra i personaggi, l'intenzione era che apportasse una sensazione di benessere in chi l'avrebbe letta, facendo comunque riflettere sulle tematiche proposte attraverso il lavoro dei protagonisti.


Il tema ecologico e l'avvento del Covid-19 sono stati due spunti importanti per ripensare il nostro tempo e la connessione di tutto l'ecosistema del nostro pianeta. Kai e Viola mi hanno fornito la bellissima opportunità di approfondire realtà lontane come le spedizioni Antartiche e quelle vicine nella mia regione, in posti molto particolari come l'Arcipelago toscano e le sue terre quasi incontaminate.

Constatando purtroppo che, nonostante la distanza di migliaia di chilometri, i problemi di inquinamento sono gli stessi.

Anche in questo romanzo sono state molte le associazioni da cui ho largamente attinto informazioni: Greenpeace, Legambiente, FridayforFuture. Il mio cuore, però, stavolta è rimasto catturato dai meravigliosi progetti dei ricercatori del PNRA (Progetto Nazionale di Ricerche in Antartide) che mi riempiono ogni volta di meraviglia.


Le intenzioni di scrittura per questo romanzo erano molto chiare nella mia testa, la difficoltà era metterle su carta e renderle al meglio attraverso i personaggi.

Onestamente non credevo di riuscire a concludere questo libro: la vita si è messa nel mezzo e ho interrotto per molti mesi la sua stesura. Per questo rappresenta per me un doppio traguardo e una grandissima soddisfazione. 

Spero di avervi trasmesso un po' del dietro le quinte de Il mare guarisce, ma oltre quello che vi ho raccontato, so che i libri fanno sempre magie e ognuno troverà fra le sue pagine qualcosa che neanche io ho immaginato.


Buona lettura.



Novembre 2022 segna una tappa importante: sono dieci anni che ho pubblicato la prima versione de il senso interno del tempo.
Non so se sia un traguardo da festeggiare oppure sia un momento di bilancio: è l'occasione per riflettere e raccontare qualcosa di questo mio lungo percorso a contatto con i libri e dell'esperienza che ho acquisito fatta di tante delusioni, pochi successi e qualche discreta soddisfazione.

Non sono stata una bambina prodigio che ha scritto la sua prima storia a sei anni ma ho partecipato al giornalino della scuola ed ero una grande lettrice, questo sì. Le materie letterarie le ho sempre amate così come i libri di ogni genere e nazionalità.
Sognavo di emulare Margherita Hack e ho intrapreso studi tecnici senza brillare molto. Per un momento della mia vita, per fortuna breve, ho scritto anche poesie.

Dopo aver messo in pausa la scrittura per un po', sacrificandola alla costruzione di un futuro lavorativo e personale, ho ripreso a scrivere con costanza intorno ai trent'anni.
Per scherzo, con un'amica, iniziai a pubblicare fanfiction su un forum dedicato. Riscossero molto entusiasmo da parte dei lettori ma dopo un po' lei si stufò e io sentivo tutti i limiti di non potermi muovere in un universo mio
Così iniziai a scrivere le prime storie brevi e i racconti lunghi, fra cui il seme da cui si è sviluppato il senso interno del tempo.
Da quelle poche pagine, piano, piano, la Mandala Serie ha preso il sopravvento. L'ho iniziata nel 2008, l'ho riletta e ci ho lavorato per anni.

Nel frattempo, per capire come risolvere i problemi di scrittura che mi trovavo davanti, ho letto decine di manuali e iniziato a frequentare dei corsi. Alcuni nella mia città ma dal 2009 non mi sono persa neanche uno dei workshop che organizzavano al Pisa Book Festival.
Molti sono scettici sull'utilità di queste lezioni. Per quanto mi riguarda, se sono tenuti da docenti preparati, posso dire che ogni incontro cui ho partecipato mi ha insegnato qualcosa a partire dal confronto con gli altri, all'accettazione delle osservazioni e delle critiche sui propri scritti. 
È grazie a uno di questi, tenuto dalla Scuola Omero di Roma, che ho trovato finalmente il coraggio di mandare alle case editrici il mio materiale.

Nel 2012 ho trovato un editore (Linee Infinite Edizioni) e iniziato a pubblicare la serie.
Il senso del nostro amore è stato presentato al Pisa Book Festival nel 2014.
Nel 2017 è uscito in self publishing Niente è come sembra il mio romanzo breve rosa crime.

È vero: con le pubblicazioni ufficiali sono ferma da qualche anno ma ho un paio di romanzi nel cassetto scritti in questo periodo di silenzio che appartengono a generi diversi a cui ho tentato di trovare una casa editrice.
Oltre a scrivere, in questo tempo, ho frequentato altri workshop di scrittura ed editoria, fatto parte di un'associazione culturale che mi ha insegnato moltissimo sul dietro le quinte della scrittura, partecipato con questa associazione a diversi festival letterari (Pisa, Matera – Women Fiction Festival, Firenze – L'eredità delle donne.)
Ho scritto racconti per alcune antologie e un testo teatrale su Samantha Cristoforetti che è entrato a far parte dello spettacolo Libere Donne e che viene tutt'ora rappresentato.

Per le mie storie nel cassetto non ho ancora trovato una casa editrice anche se, per tre volte, sono arrivata alla firma di contratti editoriali.
Dopo averne letto ogni clausola, con molta sofferenza ho rinunciato perché le condizioni proposte non erano trattabili.
Sorvolando sull'aspetto economico, tra l'altro davvero irrisorio, ho creduto che, sebbene le case editrici fossero di media importanza, non valesse la pena vincolare i miei libri per decenni sottoponendoli a tutte quelle limitazioni e perdendone in pratica ogni diritto ricevendo molto poco in cambio.
Per chi ne fosse all'oscuro informo che, in generale, i contratti editoriali standard fanno quasi sempre pena. Il fatto di essere stata per due anni rappresentante sindacale all'interno dell'azienda dove lavoravo, non agevola nel farmi scendere sotto a un certo standard.

Capire come funziona l'editoria dietro le quinte, non solo dalla mia diretta esperienza ma anche da quella di molte persone amiche che hanno pubblicato con case editrici importanti, mi ha procurato enorme sconforto e mi ha molto disilluso su tanti aspetti. Il mondo editoriale italiano ormai, per me, ha perso del tutto la patina romantica di cui si ammanta da decenni.

Dopo qualche anno difficile, pandemia compresa, al momento, sono contenta di essere tornata a scrivere con entusiasmo, nonostante la fatica quotidiana di coordinare molte altre necessità non essendo la mia attività primaria, e di gestire le mie pubblicazioni con i miei ritmi e le mie condizioni.
Cosa mi riserverà il futuro?
Chissà... ho deciso di non intraprendere più programmi a lunga scadenza ma spero di poter riuscire in qualche modo a pubblicare tutte le storie che nascono nella mia testa magari già dal prossimo anno.

Forse questa non sarà una tappa per grandi festeggiamenti ma la soddisfazione di aver raggiunto e poi consolidato un piccolo traguardo, che solo undici anni prima ritenevo impossibile, mi rende questo periodo molto prezioso. Come il ricordo delle parole e della stima ricevuta dalle tante persone che in questi anni hanno letto le mie storie.

Se sono ancora qui a scrivere, lo devo alla mia costanza e a voi.
Grazie.

Fonte foto: Wikipedia

In Emma Perodi sono inciampata qualche anno fa a causa delle mie visite nel Casentino, una bellissima vallata toscana in provincia di Arezzo, dove ogni tanto vado a rigenerare lo spirito passeggiando nei suoi millenari boschi.
Visitando il castello di Poppi e parlando con le guide, venne fuori il nome di questa scrittrice contemporanea di Carlo Collodi, l'autore di Pinocchio. Sentendo le vicende della sua vita e delle sue opere, mi sono meravigliata che fosse una semi sconosciuta perfino a noi toscani ma, si sa, c'è molto da lavorare per recuperare il contributo delle donne alla cultura italiana.

Sebbene nata a Firenze nel 1850 da una famiglia di ceto medio-alto, Emma è amatissima nel Casentino che le ha perfino dedicato un parco letterario e ve ne spiegherò il motivo più avanti.
Giornalista, scrittrice per l’infanzia, traduttrice, romanziera, crebbe nell’ambiente agiato della borghesia fiorentina e si formò a Pisa e a Berlino, dove poté acquisire una cultura linguistica che le permise di lavorare come traduttrice dal tedesco, dall’inglese e dal francese per molte case editrici tra cui Salani.

Le sue prime prove giornalistiche uscirono sulla Gazzetta d’Italia e, sulle pagine della rivista Cornelia, abbracciò la causa femminile. Curò infatti una rubrica intitolata Le idee di Elena, in cui si descriveva la progressiva apertura di una giovane altolocata verso il mondo del lavoro operaio.
Trasferitasi a Roma, iniziò a dedicarsi alla letteratura per l’infanzia. Al 1881 risalgono i suoi primi contributi per il Giornale per i bambini, fondato a Roma da Ferdinando Martini e da lei diretto dal 1883, dopo l'uscita di Carlo Collodi.

Scrisse anche sul Popolo romano e sul Corriere della sera, pubblicò molti pezzi poi riuniti in volumi. All’attività di giornalista affiancò quella di scrittrice per adulti con moltissimi romanzi.
Nel 1895 dopo la morte dell'editore Perino, si trasferì a Palermo, assumendo la gestione della casa editrice di Salvatore Biondo.
Morì in Sicilia, nel 1918 a causa di una polmonite.

Emma Perodi, fu anche lei una pioniera del suo tempo, un po' come Nellie Bly negli Stati Uniti, (leggi l'articolo che ho dedicato a Bly qui) riuscendo a portare avanti in parallelo la duplice attività di giornalista e di scrittrice.
La sua produzione letteraria è vastissima ma l’intreccio fra la letteratura dell’infanzia e l’antropologia divenne centrale nell’opera alla quale più è legata la sua fama: le Novelle della nonna, pubblicate in settanta dispense e poi raccolte in cinque volumi fra il 1892 e il 1893 con il sottotitolo di Fiabe fantastiche per l’editore Perino (poi ripubblicate da Einaudi).
Fonte foto: sito Einaudi

Le Novelle della nonnache avrebbero impaurito anche Stephen King” è l'opera più conosciuta della scrittrice, già esperta di folclore italiano e studi antropologici, lettrice avida di testimonianze di cultura popolare, che proprio in quegli anni venivano raccolte da studiosi come Pitrè per trasformare l'antica tradizione orale in forma scritta.

Emma Perodi strutturò le sue novelle immaginando una voce narrante, la nonna Regina, che nell'arco di un anno, dalla notte di Natale al dicembre dell’anno successivo, accanto al fuoco o nell’aia estiva di un podere sulla via di Camaldoli, racconta quarantacinque novelle, delineando in sottofondo la storia della famiglia Marcucci di cui la nonna è uno dei membri.

I racconti sono organizzati in quattro parti, corrispondenti ai cicli stagionali del lavoro contadino. Una sorta di calendario che ci narra il ricco universo di fantasia creato da Emma Perodi e ambientato nel Casentino.
Una fervente immaginazione che inquadra le Novelle all'interno della letteratura fantastica dell’Ottocento: personaggi fiabeschi (nani, incantatrici, pastorelle, regine) convivono accanto a santi e figure protettrici radicate nella cultura cristiana, diavoli e potenze malefiche, anime dei defunti.


Intrisi di intenti educativi e di sentimenti nazionali, i racconti entrarono a pieno titolo nella letteratura giovanile grazie alle ristampe di Salani nelle collane di narrativa per ragazzi.
Il sopramondo, il sottomondo, precursore di Stranger Things, l'horror, il gotico dei cimiteri e delle anime: spettri, scheletri, defunti.
Ci sono tutti gli ingredienti per titolarla antesignana di King.

Nel luglio del 2018, con la riscoperta di questa scrittrice, e la collaborazione fra vari Enti, è stato deciso di dedicarle un parco letterario che si snoda con un percorso in diverse tappe nei luoghi dove sono ambientate le sue Novelle più conosciute.

Nello scrivere di lei, ho preso un po' le sue orme. Vi ho parlato del suo libro e del suo parco letterario ma Emma Perodi ha incrociato di nuovo la mia strada, scegliendo una via che arriva dal lontano: Lori Hetherington, traduttrice madrelingua dall'inglese che vive in Italia da molti anni.
Conquistata anche lei da questa scrittrice, ha deciso di tradurre le Novelle della Nonna per farle conoscere al mondo anglosassone.

Lori, si è prestata gentilmente a raccontarci qualcosa del suo lavoro di traduttore letterario e della particolare esperienza con Emma Perodi.

Ciao Lori, benvenuta! Vuoi presentarti brevemente ai lettori del blog? Nasci traduttrice madrelingua dall'inglese e poi ti avvicini alla scrittura, vuoi dirci qualcosa di te, del tuo percorso e di com'è nata la voglia di scrivere?

Grazie, Monica. È un piacere essere qui con te e i tuoi lettori. Sono approdata alla traduzione in modo piuttosto insolito. Quando sono arrivata in Italia, alle fine degli anni '80 non parlavo italiano ma, grazie ad alcuni anni di studio dello spagnolo a scuola, un buon orecchio per le lingue ereditato da mio padre e amici che mi correggevano, ho imparato a capire ed esprimermi nella lingua.
Non ho mai studiato né la lingua né la traduzione in modo formale ma, invece, li ho fatti miei vivendo ed esercitando giorno dopo giorno. Ci sono alcuni traduttori (anche famosi) che non sono mai vissuti nel paese dove la lingua che traducono viene parlata, forse può funzionare bene per loro ma non per me. Credo che questa mia esperienza mi aiuti a sentire, proprio sulla mia pelle, il testo che traduco. L’altro dettaglio che mi aiuta e che sono figlia di due giornalisti e la scrittura è sempre stata dentro di me; per tradurre bene, devi saper scrivere. Ora mi definisco una traduttrice, ghostwriter e scrittrice emergente.


Quando e come hai incontrato Emma Perodi? E perché ti ha così colpito da decidere di far conoscere le sue storie traducendole per il mercato di lingua inglese?

Il mio primo contatto con Emma Perodi è avvenuto negli anni '90. Stavo insegnando l’inglese a un gruppo di adulti e una sera la lezione era su “the family”. A un certo punto, abbiamo cominciato a parlare di nonne. Un signore nel gruppo, che aveva passato molte sere da bambino vicino al focolare della casa dei nonni ad ascoltare i racconti degli anziani, mi ha chiesto se conoscevo la nonna più famosa della Toscana. Il giorno dopo, sono andata in libreria a comprarmi una copia di ‘Le novelle della nonna. Fiabe fantastiche’ di Emma Perodi, cioè le favole raccontate dalla sua immaginaria Nonna Regina. A quell’epoca, non riuscivo a capire bene le novelle perché le mie capacità linguistiche erano ancora limitate. Ma hanno catturato la mia fantasia e sentivo un misterioso legame con l’autrice. Ora, a distanza, mi rendo conto che il modo in cui Emma Perodi con le sue novelle costruiva dei ponti, fra il passato e il suo presente, fra il misterioso e il quotidiano, fra i nobili e i contadini, fra un’Italia poco istruita e un paese che guardava al futuro, è proprio come il lavoro del traduttore che costruisce ponti fra due lingue e due culture. Poi, quando ho scoperto che la Perodi non era mai stata tradotta in inglese, mi sono sentita chiamata dal destino!

Che cosa ti ha colpito di più di questa donna dello scorso secolo? Cosa può insegnare a noi, donne e ragazze di oggi?

Emma Perodi è nata nel 1850, all’inizio di un periodo di cambiamenti non solo in Italia ma in altre nazioni. Ha avuto la fortuna di crescere in una famiglia che potrebbe essere definita agiata; ha studiato, ha viaggiato. Avrebbe potuto scegliere una vita tranquilla, tradizionale, con un marito e figli. Invece, lei si sentiva motivata a scrivere e si è impegnata con tutte le sue forze in un mondo maschile per realizzare i suoi obbiettivi. Ha fatto alcune scelte controcorrente, ad esempio fumava il sigaro ed era una ragazza madre, e ha continuato sulla sua strada. La vita di Emma Perodi offre delle lezioni di vita che possono servire a tutte noi (donne): se c’è qualcosa che vuoi veramente, impegnati con tutto tuo cuore, non fermarti; se tu sei diversa, non permettere agli altri di escluderti perché tu sei così; vivi la tua vita in pienezza. Tutto sommato, non siamo consapevoli di tantissime figure femminile dal passato che ci fanno da guida, da modello. Secondo me, il problema non è che non ci siano state ma che sono state sempre nascoste. Vanno scoperte.

So che il libro ha avuto una lunga fase di lavoro e ricerca. Cosa significa tradurre un autore?

Questa è stata la prima volta che ho lavorato a un testo scritto da un autore defunto. Non è facile intuire sempre le sfumature o comunque i dettagli che non sono arrivati sulla pagina. A volte mi fermavo durante la traduzione e cercavo d'immaginare Emma nella sua stesura, di sentire la sua voce. Dall’altra parte, avevo la libertà di interpretare il testo come pareva a me senza il rischio di deludere l’autore. Però sentivo lo stesso la pressione di dover fare un bel lavoro. Quando collaboro con un autore, mi piace stabilire un rapporto personale. Credo di riuscire, così, ad entrare meglio nella sua testa e, di conseguenza, a tradurre meglio i suoi scritti. Le parole che scelgo per la traduzione sono mie ma i personaggi e la storia appartengono all’autore e, quindi, credo di rendere meglio la sua storia se ho un dialogo diretto con lei o lui.

C'è stata una parte più complicata che hai dovuto affrontare nel tradurre “Le novelle della nonna”?

La prima difficoltà era decidere quale novella tradurre dalla collezione originale delle 45, per una lunghezza di circa 500 pagine. Sarebbe stato troppo laborioso tradurle tutte e, essendo un libro di nicchia, anche un rischio commerciale. Inoltre, la narrazione prende forma su due piani e quindi non potevo scegliere novelle qua e là senza perdere l’arco narrativo della storia di cornice. 
Per mesi, ho pensato come risolvere questo problema. Alla fine, ho deciso di tradurre solo i primi dieci capitoli, completando l’arco narrativo con un capitolo conclusivo prima dell'epilogo originale della Perodi. E sembra che questa sia stata una scelta giusta: i lettori mi dicono che apprezzano la storia di cornice quanto le favole.
La seconda sfida era come tradurre una realtà non conosciuta dai lettori, cioè la vita nella campagna toscana di fine '800. Per risolvere questo ho dovuto aggiungere qualche volta piccole frasi, generalmente poche parole, che rendono il contesto senza esagerare, mantenendo una giusta misura dell'esotico. Infatti, un lettore, spesso sceglie un libro in traduzione proprio per questa qualità originale, come andare in vacanza in un luogo lontano e molto diverso dalla vita di tutti i giorni. Quando si traduce, ci sono sempre difficoltà che richiedono creatività per trovare una soluzione e non c’è mai una sola soluzione o una che è giusta e un’altra sbagliata.

Sei stata invitata in diversi convegni dedicati a Emma Perodi. C'è, finalmente anche da noi, la volontà di riscoprire le autrici italiane del passato, rimaste spesso nell'ombra. So che è stato dedicato anche un parco letterario a questa scrittrice, ci racconti qualcosa di queste tue esperienze?

Per ricordare i cent’anni dalla morte di Emma Perodi, nel 2018-19 c’è stata la mostra itinerante ‘Il Fantastico Mondo di Emma Perodi’ allestita in varie parti d’Italia e con una serie di eventi. Emma Perodi è nata nella provincia di Firenze (a Cerreto Guidi), è vissuta per vent’anni a Roma e poi ha trascorso i suoi ultimi anni a Palermo: la mostra ha toccato tutte e tre le città.
All’evento inaugurale alla Biblioteca delle Oblate a Firenze ho letto, per la prima volta in pubblico, l’incipit della mia traduzione. Ero molto emozionata, un primo passo verso la realizzazione di un sogno. Poi, per l’evento di chiusura della mostra, sono stata invitata a Palermo per parlare della mia esperienza di tradurre Emma Perodi.
Di recente sono stata a Roma per partecipare al convegno ‘Emma Perodi: il periodo romano (1878-1898)’. È sempre un vero piacere condividere la mia passione per questa grande scrittrice che sta riemergendo fra i lettori moderni. Per quanto riguarda il parco letterario, si trova nel Casentino, una zona della Toscana incantevole e poco sfruttata. Anche se la Perodi ha azionato la sua fantasia per le sue novelle, i luoghi sono veri. Conosco bene quella parte della Toscana perché ci sono andata moltissime volte (e continuo ad andarci quando posso) per immergermi nella natura. Una zona che veramente merita una visita.

So quanto il tuo percorso di traduzione e scrittura, anche come ghostwriter, sia frutto di studio, umiltà e sacrifici e penso che sia tutto meritatissimo, però sono curiosa: stai già elaborando nuovi progetti? Su commissione o più personali?

Grazie, Monica, per questa osservazione, cerco sempre di fare del mio meglio. Mi piace variare nel mio lavoro e mi ritengo fortunata perché sento passione per quello che faccio.
Attualmente, sto traducendo un giallo storico ambientato negli anni prima e dopo la Seconda Guerra mondiale che coinvolge un grande personaggio dal mondo della musica. Sono molto in sintonia con l’autore indipendente del libro e visto che questo è il primo di una serie, spero di tradurre gli altri negli anni a venire. Per quanto riguarda i miei scritti, ho un manoscritto incompiuto che riappare di tanto in tanto, ma quando sono nel mezzo di una traduzione, trovo difficile lavorare ai miei personaggi: in questo caso, è la storia di una donna che si trova in una cittadina del Nevada al fine 800/inizio 900. Alcuni personaggi cercano la ricchezza o scappano da qualcosa; lei cerca la libertà di essere se stessa.
E, infine, spero fra qualche anno possa esserci una nuova edizione della mia traduzione di Emma Perodi che possa raggiungere ancora di più i lettori anglofoni. 

Grazie, Lori, di averci fatto conoscere Emma Perodi e di averci parlato di lei e del tuo lavoro con tanta passione.

 


Giugno è il mese del Pride, una ricorrenza fondamentale per la comunità Lgbtq+ che scende nelle piazze per far sentire la propria voce e rivendicare quei diritti che molto spesso le vengono negati. Ancora oggi è necessario battersi per l'uguaglianza e l'inclusione affinché tutt* siano amati e rispettati visto che, ogni giorno e troppe volte, avviene esattamente il contrario.

Oscar Wilde, Pier Paolo Pasolini, Virginia Woolf, Marguerite Yourcenar... la lista di scrittrici e scrittori gay è ricchissima in Italia e all’estero. Soprattutto per coloro che hanno vissuto nei secoli scorsi, fare coming out significava andare contro la società e pagare con l'emarginazione, la prigione o la vita, il fatto di essere diversi. 

Oscar Wild fu processato e condannato a due anni di lavori forzati per «gross public indecency», come era definita l'omosessualità dalla legge penale inglese e morì per le conseguenti privazioni patite in carcere.
Pier Paolo Pasolini venne ucciso brutalmente nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1975 in circostanze ancora oscure.
Marguerite Yourcenar non pagò con la vita la sua relazione stabile con Grace che durò quarant'anni, ma essere una donna lesbica negli anni Trenta non era facile e per diversi decenni visse in condizioni economiche molto precarie.
La grande Virginia Woolf, come moltissime donne della sua generazione, dissimulò il suo essere dietro un matrimonio di facciata, con una depressione che la accompagnò tutta la vita e che la portò al suicidio ma, proprio di recente a questo aspetto, stanno dedicando studi e pubblicazioni che portano nuova luce sulla scrittrice.

Oltre a quelli sopracitati, molti grandi autori classici hanno affrontato questa tematica nei loro romanzi. Proprio per il momento storico in cui sono usciti e per la fama che hanno raggiunto, spero abbiano contribuito a far comprendere al "grande pubblico" qualcosa di più della realtà e dei sentimenti che molte persone vivono intorno a noi, spesso nascondendosi.
Quelli che vi propongo in questo articolo sono solo un cenno fra le centinaia di pubblicazioni uscite soprattutto negli ultimi anni.

Nel suo "Orlando", Virginia Woolf attraverso un escamotage narrativo, mette in discussione lo standard binario di genere, portando in superficie la distinzione tra il sesso biologico e quello “sociale".

"Il colore viola" di Alice Walker⁠ non può essere definito soltanto una storia di tipo lesbo; questo libro affronta temi come il patriarcato, il femminismo, i diritti civili, i soprusi e le violenze, soprattutto nei confronti delle donne, nell'America dei primi anni del '900.

"La ragazza dello Sputnik" di Haruki Murakami: Sumire e Myu, cominciano a passare tempo insieme quando Sumire, che sogna di diventare scrittrice, viene assunta come segretaria personale di Myu. La loro storia è raccontata attraverso gli occhi di un uomo, il segretario di Myu.

⁠Fra gli autori più recenti che ho letto, ho apprezzato molto "La casa sul mare celeste" di TJ Klune, benché fosse indirizzato a un target Young Adult, ho trovato questa storia divertente, delicata, commovente e molto inclusiva.

Sull'osannato "Chiamami con il tuo nome" di André Aciman mi riservo. Sebbene sia un buon romanzo non è entrato nelle mie corde, in modo particolare. Non ho provato molta empatia con i protagonisti, soprattutto per la figura di Oliver.

Il mio preferito su tutti rimane, però, “Memorie di Adriano” di Margarite Yourcenar. Un capolavoro scritto in forma epistolare, narrato in prima persona dal protagonista, l’imperatore Adriano, ultrasessantenne e malato. Si tratta di un romanzo storico, in forma di una lunga lettera con il giovane Marco Aurelio (che diverrà anch’esso imperatore); un denso resoconto di accadimenti e meditazioni sulla vita.

Adriano filosofo, cultore della bellezza, dell’arte e della poesia, dell’astronomia e della musica, astuto leader politico che svela anche, oltre il ritratto pubblico, la sua parte più intima e fragile. Il suo amore per Antinoo, uomo molto più giovane, è narrato da Yourcenar con profondità unica, fino all’epilogo dove l'amante muore suicida, con straziante ed irreversibile dolore.

Un grande romanzo che mi ha folgorato a vent'anni e che ho riletto con la stessa passione durante il primo lockdown del 2020. Mi ha fatto riflettere su molti temi della vita, insegnato ad amare la bellezza dell'arte, comunicato l'importanza della riflessione profonda, mentre - da modesta scrittrice - ammiravo la bravura di Yourcenar nel raccontare la Storia e renderla potentemente attuale e vicina a ognuno di noi.

Se non avete ancora una di queste opere in lista di lettura, ve la consiglio da appassionata lettrice.
«Non ho mai scritto una parola che non provenisse dal mio cuore. E mai lo farò».
Nellie Bly

(crediti foto: Il Friuli.it)

La prima volta che ho sentito parlare di Nellie Bly è stato anni fa, da amante di fantascienza scoprii che questa donna fece il giro del mondo in 72 giorni per emulare il libro di Jules Verne.
Un ricordo rimasto lì e rispolverato molto tempo dopo, chiacchierando con Melania Soriani che mi parlava di lei con la luce negli occhi e l'entusiasmo nella voce.
Così è nata la curiosità di saperne di più, che è poi una delle caratteristiche di chi scrive, e sono rimasta davvero stupita da ciò che questa donna ha fatto, soprattutto in campo letterario.

Non riporto la biografia completa di Elizabeth Jane Cochran (o Cochrane quando lei stessa si aggiunse la e finale, 1864-1922), che è il suo vero nome - i dettagli potete cercarli su wikipedia - ma i fatti salienti vanno raccontati: proveniva da una famiglia di quindici figli, rimase orfana e anche con il secondo matrimonio della madre, la famiglia non se la passava bene. Iniziò a lavorare presto e riuscì a entrare al Pittsburgh Dispatch, il giornale della città, dove le fu dato lo pseudonimo di Nellie Bly.

È stata la prima donna a dedicarsi al giornalismo, pioniera di molte altre prime volte per la condizione femminile di fine '800. Ha letteralmente inventato le inchieste sotto copertura
Infatti, dopo essersi trasferita a New York, si finse pazza per venire internata e indagare su un manicomio femminile. Fu così testimone diretta delle terribili condizioni in cui venivano curate le pazienti e con la sua indagine denunciò pubblicamente quanto accadeva. 
Successivamente si occupò di sfruttamento delle operaie, di bambini non desiderati, delle condizioni di lavoro delle domestiche. 

Il suo nome è legato anche al famoso giro del mondo da record di cui vi parlavo, completato in soli 72 giorni, emulando il romanzo di Jules Verne, che intervistò durante la tappa francese del tour.
Prima donna a viaggiare sola a fine '800, un'epoca in cui le signore si muovevano solo se in compagnia di familiari, divenne un modello di emancipazione femminile per il tempo. 
Ai suoi primati, riuscì ad aggiungere anche quello di primo corrispondente di guerra donna quando, rimasta vedova, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, si fece inviare sul fronte europeo. Al suo ritorno continuò a scrivere articoli e si schierò al fianco delle suffragette.

(crediti foto: interessante.it)

Melania Soriani ha imparato da Nellie la tenacia e, dopo anni di ricerca e scrittura, è riuscita a pubblicare il suo romanzo con un grande editore: Mondadori.
Sono anni silenziosi, faticosi, difficili, che parlano di riscritture, limature e perfezionamento di una storia.
Solo considerando questo si comprende la qualità del suo libro che ho letto e che consiglio a tutti, soprattutto alle ragazze e alle donne, perché come l'autrice stessa afferma: “Bly è nato con questo intento: riuscire a contagiare chiunque con la forza e la speranza che questa donna meravigliosa è capace di trasmettere.

Sono davvero felice per il traguardo raggiunto da Melania e che abbia accettato di rispondere alle mie domande su Nellie e sul suo percorso di scrittura e pubblicazione. Leggete la sua bella intervista.

Ciao e benvenuta! Vuoi presentarti brevemente ai lettori del blog, magari raccontandoci qualcosa di te e com'è nata la tua passione per la scrittura?

Sono una donna e una madre come le altre, che cerca di fare un buon lavoro con i propri figli e di realizzare i sogni che ha coltivato per anni, in attesa che arrivasse il momento giusto per farlo.
Da ragazzina ero fissata con le poesie, riempivo quaderni interi. Poi un giorno i miei mi fecero notare che scrivere non avrebbe mai portato il pane sulla mia tavola. Così ho messo via tutto in un cassetto e da brava ragazza, quale ero, ho studiato e trovato lavoro. Poi mi sono sposata, ho avuto dei figli, ho cambiato regione, amici, una vita. In tutto ciò, c’era una rotellina che continuava a girarmi dentro: scrivere. Grazie anche all’incoraggiamento delle mie figlie, mi sono messa a studiare (non ho mai smesso, in realtà) e ho ricominciato, prima con racconti brevi, poi con un paio di romanzi chiusi ancora nel cassetto. Quindi sono arrivati: In viaggio con Amir e Bly.

Come hai “conosciuto” Nellie Bly? E quando hai deciso di raccontare la sua storia?

È stato grazie a un trafiletto su Facebook in cui si commemorava l’anniversario della sua morte. Mi sono incuriosita, come mi capita sempre di fronte alle vite delle donne che nel passato hanno combattuto per i nostri diritti. La storia di Bly è quella di una ragazza che sapeva chi voleva essere e ha lottato per realizzarsi. Un amore a prima vista, per me.
Mi sono chiesta: perché io non conoscevo questa storia? Perché nessuno me ne aveva mai parlato? Così ho deciso che l’avrei raccontata io, per tutte le ragazze, per tutte le donne e gli uomini che vorrebbero realizzarsi, ma a cui non è permesso farlo

Che cosa ti ha colpito di più di questa donna dello scorso secolo? Cosa ne fa un'icona ancora attuale da essere esempio anche per tante ragazze di oggi?

La tenacia. La grinta. La perseveranza. La testardaggine. La sua ribellione fatta non di parole, ma di fatti. Le battaglie di Nelly sono purtroppo ancora le nostre, quelle di ogni donna che si trovi a dover gestire impegni lavorativi e famiglia; quelle sul posto di lavoro, dove se sei donna e madre, resti indietro, e se non lo sei comunque lo sarai prima o poi. 
Quelle di chiunque abbia un sogno da realizzare e prova a farlo, ma qualcuno gli dice: no, tu non puoi: tu non sei italiano, tu non hai la pelle chiara, tu sei una donna e non puoi lavorare; tu sei una donna e puoi innamorarti solo di un uomo; tu puoi essere una donna, oppure un uomo.
Ecco, se Nellie Bly fosse ancora viva, la vedremmo sostenere queste battaglie. Quindi c’è molta attualità nei contenuti della vita di Bly. E se ciò non fosse sufficiente, chiediamoci tutti: se Nellie Bly è riuscita a conquistare il suo ruolo, quello che aveva scelto per sé stessa, a diventare una reporter, una donna di affari, a girare intorno al mondo da sola battendo tutti i record del tempo... se lei è riuscita a fare tutto ciò in un secolo in cui a una donna non era permesso uscire sola di casa, perché non dovremmo farcela noi, oggi?
Comunque, dico io, abbiamo l'obbligo di provare e impegnarci per tentare di realizzare le nostre aspirazioni. E questo insegnamento non può essere fonte d’ispirazione anche per un uomo? 
La vita di Nellie è un esempio universale. Che parla a tutti noi. Aldilà delle scatole in cui le convenzioni sociali usano catalogarci ogni volta.

So che il libro ha avuto una lunga fase di lavoro, di ricerca, di scrittura. Ce ne vuoi parlare?

La fase di studio e preparazione del romanzo è stata la parte più divertente, ma anche la più complicata. Per la ricerca sull’ambientazione, ho usato gli archivi di alcune università e i documenti delle Contee che raccolgono interessanti volumi editi dalle Camere di Commercio del tempo, e riportano con molta accuratezza uno spaccato della vita di quel periodo storico. 
Mi ha aiutata anche il saggio della giornalista americana Brooke Kroeger, che ha raccolto documentazione su Elizabeth Jane Cochrane per alcuni anni. Poi ho cercato di ricreare su carta i momenti più importanti della vita di Elizabeth Jane Cochrane, quelli che l’avevano trasformata nella donna eccezionale che poi era.
Questo è servito soprattutto per capire come strutturare il romanzo, da dove partire e fin dove arrivare. La prima stesura non ha richiesto troppi mesi. Al contrario, le revisioni sono state un lavoro duro e difficile.

C'è stata una parte più complicata da scrivere?

L’evoluzione del rapporto fra Elizabeth e la madre, che all’inizio rappresenta il guardiano della soglia, l’ostacolo che le si pone sempre davanti e poi la sostiene, seguendola prima in Messico e poi a New York. 

Dopo In viaggio con Amir, romanzo per ragazzi finalista al Premio Bancarellino del 2019, hai raggiunto un altro grande traguardo. So quanto il tuo percorso sia frutto di studio, umiltà e sacrifici e penso che sia tutto meritatissimo, però sono curiosa: stai già elaborando nuovi progetti? 

Sto ultimando la stesura di un altro romanzo storico, dedicato questa volta a una famiglia di scultori italiani. Tuttavia la precedenza resta Bly, che si è appena involato e ha bisogno di essere sostenuto. E anche io ho necessità di confrontarmi con i lettori, di avere dei riscontri. Spero che Bly possa ispirare tanti giovani a farsi avanti, a seguire i propri sogni

Grazie per la tua disponibilità e un grande in groppa al lupo, Melania, a te e al tuo romanzo. Spero che anche questo canale possa far arrivare il tuo libro a molte persone perché è una di quelle letture che vanno fatte depositare, che rimangono dentro e lasciano forza e speranza. Possa Nellie insegnare tanto a tutte noi nel portare avanti le nostre aspirazioni senza timori.


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