Quando la parola diventa azione: Eve Ensler




(photo credit: Wikipedia)

Eve Ensler è una combattiva drammaturga newyorchese conosciuta soprattutto per il suo spettacolo teatrale I monologhi della vagina che ha debuttato a Broadway nel 1996. La rappresentazione, tradotta in più di 35 lingue, è stata interpretata da attrici di grande fama come Susan Sarandon, Glenn Close, Melanie Griffith, Wynona Ryder; in Inghilterra da Kate Winslet e Cate Blanchett e in Italia, dove arrivò nel 2001, Claudia Gerini e Lunetta Savino sono fra le tante voci che hanno dato vita al testo teatrale. 
L’opera è composta da diversi monologhi collegati alla vagina che non rappresenta solo l’organo fisico ma anche l’individualità della donna stessa e trattano temi come il sesso, lo stupro, l’amore, le mestruazioni, la mutilazione, la nascita, l’orgasmo, tutti dalla prospettiva femminile.

Eve Ensler la scrisse dopo aver raccolto oltre duecento interviste su queste tematiche. La particolarità del testo è quella di essere sempre in costruzione poiché, ogni anno, un nuovo monologo si aggiunge per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi che affliggono particolari gruppi di donne nel mondo. Nel 2002 ne è stato anche tratto un film.
Quando nel 2012 il senatore repubblicano Todd Akin rilasciò un’intervista televisiva in cui dichiarò che "rimanere incinta dopo uno stupro è un fatto decisamente raro" e che "in caso di uno stupro legittimo, il corpo femminile può fare in modo di chiudere tutto", Eve Ensler e i movimenti per i diritti delle donne statunitensi compresero la gravità del futuro che si stava prospettando. The V-monologue (I monologhi della vagina) gettarono le basi per un’enorme manifestazione di protesta, battezzata V-Day, una delle dimostrazioni più partecipate degli ultimi anni negli U.S.A.

La Ensler capì che protestare non bastava più: bisognava agire su più fronti e così nel 2013 diede vita alla campagna mondiale One Billion Rising (un miliardo risorge) poiché un miliardo è il numero delle donne nel mondo che secondo le statistiche O.N.U. sono vittime ogni anno di violenza.
A differenza delle giornate istituzionali come 8 marzo o 25 novembre, OBR è un movimento che parte dal basso, dove sono le donne stesse, attraverso la forma espressiva della danza, a impegnarsi in prima persona, organizzare incontri di preparazione, ritrovarsi, partecipare a incontri nelle scuole ma, soprattutto, educare le generazioni più giovani in un passaggio di conoscenza e responsabilità. Potente ed esplicativo è il video dove vengono rappresentate le donne di ogni continente e le varie forme di violenze cui sono soggette.


L’iniziativa, per la sua spontaneità e trasversalità, ha riscosso subito successo: già nel primo anno aderirono 160 paesi nel mondo, fino ad arrivare agli oltre 200 nel 2015. Antesignano del movimento #metoo, OBR propone all’attenzione della comunità mondiale, una tematica di violenza o un ambiente specifico diverso in cui questa viene perpetrata. Dal 2013 sono stati messi in rilievo la particolare condizione delle donne in prigione e negli ambienti militari; l’accesso discriminato alle carriere, le donne bruciate vive in India, quelle sfregiate con l’acido in Medio Oriente, la necessità di una vera educazione degli uomini alla non violenza. Toccante è la preghiera laica in tutte le lingue che la scrittrice ha composto per loro.


L’Italia aderisce a OBR con eventi in molte città anche se, dopo il primo anno pubblicizzato e sostenuto in TV da Luciana Littizzetto all’interno di Sanremo, l’evento ha perso smalto rispetto alla data del 25 novembre, giornata istituzionale contro la violenza sulle donne, o l’8 marzo, giornata internazionale della donna. Con la pandemia, le edizioni del 2020 e del 2021 sono state in forma ridotta e virtuale ma non per questo è mancato l’impegno delle tante volontarie.
La Ensler ha preso molto a cuore il suo impegno poiché lei stessa è stata abusata da suo padre quando era piccola. Lo ha scritto nel suo ultimo, crudo, lavoro Chiedimi scusa in cui scava nei suoi ricordi più dolorosi e nella sua storia famigliare, alla ricerca di quella parola che non ha mai ricevuto dai genitori.
Nel 2013, ha scoperto di avere un cancro all’utero proprio mentre inaugurava il primo centro per le donne vittime di violenza in Congo patrocinato da OBR. Ha raccontato con coraggio anche questa sua esperienza nel libro Nel corpo del mondo; malattia, per fortuna, superata positivamente.
Come autrice, oltre ai testi teatrali, ha all’attivo diversi libri non tutti tradotti in italiano.

I monologhi della vagina; (2000)
Necessary targets; (2003)
Il corpo giusto; (2005)
Vagina warriors; (2005)
Insecure at last: losing it in our security-obsessed world: (2008)
Io sono emozione; (2011)
Se non ora, quando? Contro la violenza e per la dignità delle donne: (2012)
Nel corpo del mondo: (2014)
Chiedimi scusa; (2019)

Eve Ensler è una scrittrice che ha fatto e sta facendo molto per migliorare la condizione delle altre donne e per cambiare quella mentalità portatrice di prevaricazione, condanna e giudizio spesso diffusa anche fra il genere femminile stesso, spronando a lavorare sui tanti aspetti di questo complesso problema.
Grazie, Eve.

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