Ecco, come ha detto qualcuno più famoso, il dado è tratto. Da giorni sono online sullo store più temuto del mondo con Niente è come sembra, ma ora non voglio fare pubblicità al libro in sé, per quello ci sono posti e momenti adatti, quanto parlare di come mi sono trovata a lavorare in proprio.
Temevo molto questo momento, in verità. Ho una formazione old style, per età e studi, per cui per me la pubblicazione con casa editrice rappresentava (e in parte rappresenta ancora) un punto di merito.
Parlo di case editrici non a pagamento, ovvio. Piccole, indipendenti o medie che siano, o grosse società di edizione, questo lo penso ancora, è importante la valutazione di un occhio esterno, il riconoscimento di un addetto ai lavori, cosa che con l’auto-pubblicazione non è possibile avere.
Questo lo dimostra ampiamente ciò che si legge negli estratti che scorrono sui social o nei libri messi a disposizione sugli store.
Non basta dire che è il giudizio del pubblico quello che conta. Purtroppo, da anni, sappiamo bene che tutto può essere guidato e acquistato: like sui post, recensioni su Amazon, visualizzazioni su YouTube. Non c’è niente che il web marketing non possa vendere.
Perfino i lettori, finti o veri che siano, che sappiano o meno aggirare gli assurdi e misteriosi algoritmi di Amazon, che siano una rocciosa base fan di alcuni autori.
Tutto.
Quindi, temevo e temo tutt’ora questa giungla senza regole o con regole diverse che cambiano alla velocità della luce, dove sei sola senza la spalla di un editore che spesso ti fa discutere e arrabbiare, ma che ti protegge anche, in caso di problemi, e ti fa da scudo perché difendete insieme il lavoro di entrambi.
Questo, per quanto mi riguarda, è stato l’aspetto più difficile da affrontare e superare perché quello pratico non mi spaventava.
La fatica, la precisione, l’incastro dei vari passaggi che occorrono per pubblicare un libro non mi creano problemi: sono abituata da anni a lavorare in proprio, so bene che bisogna rimboccarsi le maniche e non aspettare che il risultato piova dal cielo. Così come so riconoscere i miei limiti e affidarmi a chi ha più esperienza senza credere di essere tuttologa.
Quindi, in questa mia prima avventura, ho stanziato un piccolo budget, meno dell’ultimo iPhone X, da investire per quello che non sapevo fare e ho cercato dei professionisti che mi aiutassero a confezionare la mia storia. Un buon servizio grafico per la copertina, Boom s.r.l., un ottimo servizio editoriale che ha curato l’editing del testo e l’impaginazione: The Sign of the Two.
Il lavoro è durato qualche mese, con l’estate nel mezzo e la strada per niente liscia. L’ultimo intoppo, per dire, due settimane senza linea ADSL quando ero all’ultima consegna, ma alla fine ne siamo venuti a capo. Credo che circa dieci rifacimenti copertina e otto passaggi di editing e riletture possano rendere l’idea delle ore spese per il prodotto finale, ma senza l’aiuto di questo team non avrei mai tentato e portato a termine questa edizione.
Da adesso in poi, quello che accadrà non dipenderà più da me, come succede ogni volta che si pubblica un libro. L’ho già sperimentato due volte. La differenza per questa terza è il tipo e la quantità di pubblico a cui arriverà il romanzo: più ampia e non solo cartacea, come ero abituata.
Naturalmente spero che la storia che racconto metta in atto la sua speciale magia, come solo i libri sanno fare, e spicchi il volo.
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